Anni fa, ma non tanti, mi affacciavo al mondo degli ebook e mi capitò tra le mani un libro, noto come IL MIO NOME E' CARLIE.
Oltre a rimanere affascinata dalla storia, scritta in modo tutto nuovo, confidenziale e diretta, sono rimasta affascinata dalle capacità dell'autrice. E' stato un caso che mi ha portata a contattarla su Facebook, a parlare con lei e diventare una sua fan.
Sto parlando della bravissima Simona Diodovich, autrice disegnatrice sognatrice e, nel mio piccolo, un'amica.
Le ho chiesto di poterle fare alcune domande, per un'intervista diversa dal solito, per la quale ho cercato di essere il più neutra possibile, cercando di far conoscere ai lettori alcuni suoi lati "nascosti".
Personalmente, ad intervista finita, credo che la Diodovic possa essere considerata una forza della natura, se poi aggiungete la chicca che persino mia figlia maggiore si diverte a parlarle su whatzup, è tutto detto ;)
Ma bando alle ciance e diamo spazio a lei, che ricordiamo, è autrice di ben 13 titoli (Il mio nome è Carlie, Deathless vol.1 - Sangue Perenne, Deathless vol.2 - Il re dei demoni, Deathless vol.3 - L'ultimo paradiso, Deathless prequel vol.1 - HamptonHighSchool - HamptonUniversityPirates - HamptonUniversityLife - Masked Girl- Hunters, luna rosso sangue - The Queen - Masquerade - Per sempre giovani - Fuoco cuore acqua), oltre ad essere ad oggi l’unica disegnatrice di fumetti dei Dottor Sorriso per la Fondazione Garavaglia.
Parlami di te, chi è Simona Diodovich e come è nata la voglia di
scrivere? Ricordiamo che hai all'attivo la bellezza di 13 libri, che
spaziano tra generi completamente diversi.
Come è nata la voglia di scrivere? Io scrivevo sceneggiature di cartoni
animati da quand’ero piccola. Mi inventavo i soggetti, creavo i personaggi e
poi sviluppavo la trama. L’ho sempre fatto. Ho solo messo su carta tutto ciò
che mi passa per la mente. Fare un fumetto della stessa storia diventa molto
più lungo, ho trovato un modo per essere più veloce a creare. Guarda, io ho 13
libri pubblicati, due già pronti, uno in corso e non so quante idee ancora da
realizzare. Sono disperata perché non gli sto dietro. Scrivere mi aiuta a
liberare la mente, è come il pensatoio di Silente.
Io amo definirti poliedrica (gli insulti che riservo per te li
menzioniamo dopo), autrice, grafica, io che ti conosco un pochino di più
amo pensarti come una papergirl, un animale da palcoscenico di carta. Ti ci ritrovi in una definizione del genere?
Papergirl nessuno me lo ha mai detto. Animale da palcoscenico di carta è un
bel modo di definirmi. Un mio amico dice che noi siamo eroi di cartone e
fantasia. Si dice che, se si è davvero artisti, si è in grado di fare più cose
con l’arte. A me piace anche ballare e cantare. Arte è arte. L’importante è
esprimersi. In ogni caso mettere in un libro tutta la mia esperienza anche gli
studi di psicologia è uno spasso per me. E poter confezionarmi il lavoro da
sola lo è ancora di più. Perché nelle cover io vado a disegnarmi proprio ciò
che voglio io, che è tratto dal libro.
Il primissimo libro che hai scritto e pubblicato è CARLIE, ti va di
raccontarci come e quando è nata l'idea? Hai tratto ispirazione da
telefilm o film?
Niente film o telefilm. Mi sono svegliata una notte con in mente la scena
nella bufera, lei che sosteneva lui per intenderci. Ricordo che il mio cuore
martellava troppo forte per essere ignorata come cosa. Così, la mattina dopo
sono andata in ufficio, dovevo disegnare e invece mi sono ritrovata a scrivere
quella parte di storia che ancora non era nulla. Prima l’ho messa giù come l’
avevo sognata, poi ho girato intorno per creargli la storia. Ed è uscito il
libro di Carlie, e tutti gli altri a seguito, mentre elaboravo il tutto.
Come valuti il genere romance italiano nell'ultimo periodo? C'è
qualche libro che ti ha particolarmente colpita?
Eh, qui apriamo un capitolo doloroso. L’editoria tende a comprare anche dall’
estero sempre i soliti argomenti, e io sono un po’ stanca di leggere solo ed
esclusivamente le stesse cose. Per cui direi che il libro che mi è piaciuto di
più per ora nell’ultimo periodo è Lady Midnight di Cassandra Clare. Ma non ho
ancora letto l’ultimo della saga Sono il numero quattro. Probabilmente anche
quello mi piacerebbe molto. Come vedi anche qui io vado contro corrente.
Svelami una curiosità, sei stata ribattezzata SADIC QUEEN (io
personalmente ti chiamo sadica stronza), cosa ti porta a tenere sempre
il lettore sul filo del rasoio?
Non è che lo faccia apposta. Non mi sono mai piaciuti i libri in cui leggo e
dopo tre pagine ho capito come va a finire il libro, dato che in primis sono
una lettrice anche io, per cui è normale per me non rendere il libro scontato.
Poi, il fatto che io abbia una mente molto contorta, be’, quello è un altro
paio di maniche. In più io ho studiato psicologia, questo serve moltissimo.
Esattamente come quando invento un mondo particolare, come è stato per The
Queen, lì esce la disegnatrice che è in me con quei dettagli che solo una mente
da disegnatrice crea, perché vede il mondo davanti ai suoi occhi nei minimi
particolari. E comunque Sadic Queen mi piace molto. Sono orgogliosa di essere
stata battezzata così.
Svelami un tuo segreto, qualcosa che nessuno sa di te
Che domanda… dovrei dimagrire ma con le allergie prendo antistaminici e non
dimagrisco nemmeno se lo chiedo in ginocchio. Quindi sono piccola e rotondetta
ma mi piaccio moltissimo. Te ne dico un altro. Sono sempre allegra,
difficilmente mi arrabbio a meno che non mi si tocchi la famiglia e la gatta,
allora sono una belva peggio di Hannah Clarke in Per sempre giovani.
Tu hai lavorato a Canale5 con A. Valeri Manera. Come valuti
questa esperienza e come ti ha cambiata?
Valeri Manera è una delle persone più efficienti che io conosca. Mille cose
ruotavano intorno a lei ed era in grado di gestire tutto. Da lei si poteva solo
imparare. Professionalità, umiltà, precisione sul lavoro, capacità di contenere
l’agitazione dovuta a un improvviso lavoro da terminare in fretta. Abbassare la
testa e lavorare incurante di ciò che succedeva intorno. Sono alcune delle cose
che io ho imparato da lei. Nessuna persona su raccomandazione, alla fine serve
sempre e solo la bravura per andare avanti. Ero giovane e sono stata plasmata
da lei, per cui non c’è nulla che mi soddisfi di più che essere riuscita in
questo intento. Nel disegno impari determinate cose che poi io ho applicato
alla lettera anche per la scrittura: 1) un solo disegno non fa di te una
professionista nel campo. Stessa cosa per i libri. Un libro è anche fortuna, è
alla lunga che si vede se sei portato in un determinato settore. 2) tanti
disegni nella stessa posizione equivale a saperne fare solo uno, i disegni sono
movimento, sono espressione di un certo pensiero. Lo stesso per la scrittura.
Scrivere libri tutti identici con la stessa musicalità equivale a saperne
scrivere uno solo. 3) se nella vita come disegnatrice ho cambiato stile di
disegno molte volte, posso cambiare genere anche nella scrittura. Non mi annoio io, non si annoia la lettrice.
Il tuo ultimo libro, Fuoco Cuore Amore, uscito il 25 giugno, parla
dei vigili del fuoco in modo attentamente dettagliato. Come ti sei
documentata?
Sono andata in caserma dai vigili del fuoco di Gorgonzola un sabato sera.
Avevo chiesto il permesso tempo prima. Sono andata con una mia amica che è
della Polizia locale di Cernusco su Naviglio. Forse il maresciallo si aspettava
una persona completamente differente da me. Ricordo che all’inizio era serio e
molto sulle sue, poi io ho cominciato a fargli una raffica di domande strane e
lui si è rilassato. L’ho fatto ridere. Sono rimasta lì fino a sera tardissimo e
ho conosciuto anche gli altri vigili del fuoco. Sono scesi dal palo come si
vedono nei film. È veramente bella da vedere una caserma. È stata una
bellissima esperienza. Tra l’altro quando si parla di argomenti così specifici
bisogna per forza documentarsi, perché può capitare che qualcuno del settore, o vicino a chi fa questo lavoro, poi lo legga. È doveroso essere precisi. Lo
sono stata con i vigili del fuoco, con il football americano e con ogni cosa
che ho scritto, persino le distanze tra un posto e l’altro sono reali. Mi sono
documentata su tutto.
Come ti nasce l'idea per una storia? Cosa serve per ispirarti?
Niente e tutto. Parto da un pensiero, magari è anche random e non c’entra
nulla con tutto ciò che mi circonda in quel momento. Quel pensiero diventa una
nota in un quaderno, poi sono due… poi entra in testa a gambe tese e mi esce la storia e io creo il plot. E poi sono le emozioni a predominare su tutto, come
scrivo la prima pagina ruoterà il modo in cui scriverò il libro stesso e di
regola non lo so fino a quando non mi ci metto dentro. Ho solo il plot
dettagliato che, il più delle volte modifico, allungo, manipolo a secondo di
chi predomina come personaggio secondario etc.
Tu hai avuto l'esperienza con una piccola casa editrice per la prima
edizione di Carlie, ma hai anche quella come self publishing. Ti
sentiresti di dire la tua a chi vuole pubblicare un romanzo oggi?
Urca. E qui non saprei cosa rispondere. Con Carlie e Sangue Perenne avevo la
CE, sì. Ma essendo abituata a grandi Case Editrici per il mio lavoro, facevo
tutto io lo stesso e prendevo poco. Ringrazierò sempre la casa editrice che all’
epoca mi diede l’opportunità, ma preferisco sola perché sono in grado di
gestirmi dalla cover, all’impaginazione e il resto. Ho le mie beta… sono a
cavallo, come si suol dire, e non ho spese perché faccio da sola. Quattro anni
fa essere self era brutto, la gente ti guardava male, ora il self viene visto
in modo diverso. Dipende tutto da cosa vuole la gente e da cosa è in grado di
fare. A me piace il self, sono libera di fare ciò che voglio e come lo voglio.
Ho dei progetti che voglio portare a termine, poi chissà, qualora una grande CE
mi contattasse (non ora però) potrei pensarci. Non ora è perché devo prima
portare avanti quel che ho in mente, se non lo facessi mi verrebbe l’orticaria.
Bene, sono decisamente soddisfatta di questa intervista, aspetto trepidante il continuo di Deathless e di The Queen, ma nel frattempo, lascio una piccola biografia di Simona.
Nata a Milano, città dove vive e lavora, ha studiato come grafica pubblicitaria, ma essendo molto brava nel disegno, è presto diventata una fumettista.
Come già citato, ha avuto l'occasione di lavorare con Alessandra Valeri Manera illustrando i cartoni animati delle reti Mediaset ed i cd di Cristina D'avena.
Il primo amore di Simona restano però i cartoni giapponesi, che l'hanno portata a creare storie tutte sue.
Ad oggi, non solo è una nota fumettista ed illustratrice, ma anche una scrittrice di successo, come dimostrato dalle numerose recensioni positive e dallo stuolo di fan che l'ammirano e la insultano per i suoi finali al cardiopalma.
Per leggere le recensioni dei suoi libri:
Grazie tesoro.
RispondiEliminaRimango allora un animale da palcoscenico di carta.
E sono felice di esserlo
Un abbraccio grande